Il Teatro La Fenice di Venezia riprende la programmazione
dopo la pausa estiva con Cavalleria Rusticana di P. Mascagni
In una connotazione temporale anni 50 l’opera in titolo diretta dal regista Italo Nunziata ha come presupposto principale il ricordo: tutto è già avvenuto, la tortura nell’impossibilità di dimenticare, un lungo flashback nella mente di Santuzza che rivive tra le strade del paese il suo dramma.
Tutta la vicenda è concentrata in una piazza dalle alte mura, rovine che ricordano guerra e bombardamenti scenicamente sapientemente spostate in direzioni diverse, tra luci nette e improvvise creando spazi diversi come quelli musicali presenti nella narrazione.
Un mondo cavalleresco in un contesto rustico, dove i mormorii non lasciano scampo: amore, gelosia e onore ne fa da sfondo il coro. I dialoghi nascono solo quando la gente è impegnata in chiesa e non a chiacchierare, non partecipa attivamente alle vicende. Regna l’omertà.
L’inconfondibile siciliana del tenore nel preludio o Lola ch’ai di latti la cammisa ci proietta nell’immediato dentro la calda terra Sicula e, nel dramma, il morso all’orecchio da parte di Turiddu è ulteriore gesto di sfida, tradizioni popolari, codice d’onore o, meglio, di cavalleria.
Con questo approccio le azioni sacrali, le cerimonie, gli atti popolari sono il cardine della vita di ogni essere umano. Silvia Beltrami interpreta la protagonista con la stessa intensità espressiva che ricorda Sofia Loren nel film “La ciociara” di Vittorio De Sica; chiede a tutti conforto ma nemmeno la suocera, anch’essa estranea e chiusa nell’incomunicabilità, la sorregge, lasciandola disperata e sola. Per Santuzza il timbro è avvolgente, il volume è pieno, la fibra forte. Sorretta dall’Orchestra in momenti gravi e passionali avvolge nelle aree drammatiche.
Ne inneggiamo il Signore morto uno dei punti salienti dell’Opera sorvola sopra la vastità di suoni dell’orchestra e della folta massa corale.
Jean François Borras domina con estrema chiarezza nelle melodie, inflessibile e minaccioso in bada Santuzza schiavo non sono e nell’addio alla madre ha un suono squillante ma mai forzato e solo in quest’ultimo caso riesce a far intendere una certa emotività.
Nel personaggio di Alfio, Jenis Dalibor è un baritono che altera i suoi stati vocali e emotivi tra felice sposo a inesorabile vendicatore, e delinea una voce dal bel colore e dalle buone sonorità. Alla prima entrata in scena nel il cavallo scalpita sfoggia acuti chiari e brillanti pur con qualche forzatura.
Martina Belli è il mezzosoprano che interpreta Lola: brunita e vellutata, ricca di sfumature perturbanti nelle melodie, è capace di salire con agilità negli acuti.
Espressiva con eleganza dalla forte presenza scenica, con Borras ha una comunicazione celata, un linguaggio cifrato che rivela forte intesa .
La giovane mezzosoprano Anna Malavasi veste i panni della madre. Con varietà di estensioni vocali dal timbro puro ha un’ampia tessitura: pur se integerrima e impassibile manca di maturità scenica, forse troppo giovane per il ruolo, se pur straziante nel duetto voi lo sapete mamma e davanti al cadavere ammazzato del figlio.
Con attenta collaborazione all’idea registica, la direzione musicale di Donato Renzetti proietta brillantemente l’orchestra nelle sonorità mascagnane, pur calcando un po’ troppo nei fortissimi; mantiene continuità narrativa sottolineando momenti tragici dando risalto a corde e ai fiati. Fulmineo e attento per ogni solista.
Il coro preparato da Alfonso Caiani preciso nei tempi e negli attacchi anche durante le numerose entrate e uscite di scena, omogeneo nelle voci e nei timbri di ogni elemento. Commovente nel Regina Coeli.
Pubblico emozionato, arrivato da tutte le parti del Mondo in concomitanza dell’80esima Mostra del Cinema di Venezia, ha apprezzato il dramma applaudendo con trasporto durante l’intermezzo a sipario chiuso e tutto il cast durante i saluti finali.
Maggiolen Uscotti
La recensione si riferisce alla recita del 31 agosto 2023
Photo@Michele Crosera
CAVALLERIA RUSTICANA
melodramma in un atto
musica e libretto di
Pietro Mascagni
libretto di
Giovanni Targioni-Tozzetti
e Guido Menasci
dal dramma omonimo
di Giovanni Verga
Santuzza Silvia Beltrami
Turiddu Jean-François Borras
Lucia Anna Malavasi
Alfio Dalibor Jenis
Lola Martina Belli
Una donna
Valeria Arrivo (25, 29/8, 3/9)
Mariateresa Bonera (27, 31/8)
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
direttore Donato Renzetti
maestro del Coro Alfonso Caiani
regia Italo Nunziata
regista collaboratore e movimenti coreografici Danilo Rubeca
light designer Fabio Barettin
scene e costumi Scuola di Scenografia e Costume
per lo Spettacolo dell’Accademia di Belle Arti
Lorenzo Cutùli coordinamento progettazione delle scene e di Atelier Malibran
al Teatro La Fenice – Opera Nuova per ABAV Venezia
Marta Valtolina, Giovanna Fiorentini coordinamento progettazione dei costumi
Angelo Linzalata coordinamento scenotecnico e collaborazione lighting design
per ABAV Venezia
studente vincitore per le scene Bruno Antonetti
studente vincitore per i costumi Anna Poletto
studenti assistenti ai costumi Camilla Triban, Giulia Negrin
studenti assistenti lighting design Jenny Cappelloni, Daniel Mall.